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RIPARATORI OROLOGIAI – DICHIARAZIONI DI INTERVENTO DA PARTE DEL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

Da sinstra: Andrea Sangalli, Steven Tranquilli, Maurilio Savoldelli
Da sinstra: Andrea Sangalli, Steven Tranquilli, Maurilio Savoldelli

Roma, 15 Marzo 2016 – Quello odierno è stato un importantissimo passo per sensibilizzare le autorità di Governo alla difficilissima situazione in cui si trovano i laboratori degli orologiai riparatori a fronte della stretta da parte delle multinazionali nella distribuzione delle parti di ricambio. Una soluzione che diventa sempre più pericolosa, mettendo a serio rischio la sopravvivenza di circa 600 aziende, e che non trova soluzione pur dopo anni di battaglie a livello europeo.

E’ questa l’unanime impressione dei rappresentanti delle Associazioni di categoria al termine dell’odierno incontro con i tecnici del Ministero dello sviluppo economico, incontro al quale erano stati convocati Confcommercio Federpreziosi, Associazione Orafa Lombarda (all’interno della quale è costituita la categoria nazionale degli Orologiai Riparatori), Confartigianato.

I rappresentanti del Governo si sono impegnati – a fronte della ponderosa documentazione presentata e delle dettagliate casistiche esposte – a un approfondimento della problematica e alla costituzione di tavoli di confronto con gli attori del mercato.

Ben 267 (e si tratta di un numero in continua e costante crescita) tra laboratori e magazzini hanno dichiarato il loro attuale stato di collasso, preludio di prossime, se non imminenti, chiusure. Al loro appello hanno formalizzato la loro adesione e il loro sostegno già 300 orologerie distribuite sul territorio, che pure subiscono, direttamente o indirettamente, il danno economico delle mancate assistenze.

L’intervento governativo è determinante nella strada di una situazione ancora irrisolta in sede europea, dalla quale si attende la decisione su un secondo ricorso presentato. La posizione assunta dall’Europa e i tempi troppo lunghi della sua giustizia rischiano di cedere il campo al monopolio di fatto delle grandi multinazionali dell’orologeria svizzera che porta alla definitiva scomparsa dei laboratori orologiai indipendenti

Vale la pena di ricordare il lungo iter della vicenda. Già negli anni ’90, con l’avvento delle multinazionali svizzere e l’acquisizione graduale da parte loro di un consistente numero dei marchi orologieri, iniziò, dapprima lentamente, il problema per gli orologiai riparatori dell’approvvigionamento dei ricambi. Naturalmente questi reagirono; e reagirono i loro organismi nazionali di rappresentanza, che si unirono nei primi anni 2000 in un’associazione internazionale – la CEAHR, di cui fanno parte Belgio, Francia, Olanda, Gran Bretagna, Italia, Austria, Germania – presentando un dettagliato ricorso alla Commissione Europea con vari interventi attraverso tutti i possibili canali istituzionali. Com’è noto, dal 2010 le maggiori case orologiere svizzere hanno poi deciso di attuare una “distribuzione selettiva” dei pezzi di ricambio originali mettendo ulteriormente in crisi un buon numero di riparatori in tutta Europa e compromettendone la sopravvivenza. Nel 2008 vi fu un pronunciamento, purtroppo negativo, da parte della Commissione Europea, che respinse il ricorso presentato contro i colossi dell’industria orologiera svizzera con la motivazione che tale mercato, giudicato come una parte limitata, era “un settore di piccole dimensioni e caratterizzato da una concorrenza vivace”. Nel 2010 il Tribunale del Lussemburgo annullò tale decisione e richiese un ulteriore e più approfondito esame della questione. Dopo ben tre anni, nel Settembre 2013, la Commissione Europea ha ribadito la propria decisione, una decisione di cui le categorie hanno ripetutamente e vibratamente sottolineato la gravità per “avere messo esattamente sullo stesso piano i colossi miliardari dell’orologeria svizzera con i piccoli e medi laboratori artigiani che in tutta Europa hanno garantito fino ad oggi l’assistenza orologiera capillare sul territorio”. Risale al 13 Novembre scorso una partecipata manifestazione nazionale a Roma.

Ora Il Ministero dello Sviluppo Economico, il Governo Italiano rappresentano per gli orologiai italiani l’ultima spiaggia di “resistenza” per non morire.

testo presentato al Ministero

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