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ATTIVITA’ DI VENDITA DI METALLI PREZIOSI USATI: VERSO LA DISCIPLINA ORGANICA

VIA LIBERA DELLA COMMISSIONE FINANZE DELLA CAMERA AL PARERE SUI “COMPRO ORO”

Procede l’iter parlamentare che disciplinerà, a partire dai prossimi mesi, l’attività di compravendita di metalli preziosi usati.

Dopo il parere favorevole espresso il 4 maggio scorso dalla VI Commissione Finanze della Camera dei Deputati in merito allo schema di decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri il 24 febbraio, ora l’esame del testo passa all’esame del Governo per essere sottoposto successivamente in discussione al Consiglio dei Ministri.

Da rilevare come la Commissione abbia posto quale condizione per il Governo,  la definizione di meccanismi atti a distinguere efficacemente i soggetti che svolgono prevalentemente attività di compro oro, per i quali sussistono più rilevanti profili di delicatezza ai fini del rischio di riciclaggio provvedendo a definire nel testo dello schema di decreto, quale operatore compro oro, il soggetto, diverso dall’operatore professionale in oro di cui alla legge 17 gennaio 2000, n. 7, che, in possesso del codice ATECO  previa iscrizione nel registro degli operatori compro oro.

Per altro, analoga sollecitazione sulla necessità di distinguere le tipologie di operatori era contenuta nel parere favorevole espresso il 19 aprile dalla VI Commssione Finanza e Tesoro del Senato.

L’On. Sara Moretto, relatrice del provvedimento in Commissione, ha sottolineato come “Le nuove norme, che prevedono la costituzione di un albo  istituito presso l’AOM (Organismo per la gestione degli elenchi degli agenti in attività finanziaria e dei Mediatori creditizi),  la registrazione delle operazioni, l’obbligo di identificazione dei clienti, poteri di controllo e vigilanza da parte di Polizia e Guardia di Finanza e un regime sanzionatorio, intendono tutelare i tanti operatori onesti e garantire legalità evitando infiltrazioni criminali”.

“Nelle osservazioni che ho proposto – prosegue la deputata –  si chiede, al fine di rendere ancor più omogeneo il quadro, di ricollocare questa specifica normativa all’interno del parallelo decreto antiriciclaggio ora in esame alla Camera e si suggerisce al Governo di individuare un meccanismo che consenta di distinguere i compro oro dalle tradizionali gioiellerie che svolgono in maniera solo residuale l’acquisto di preziosi usati e che quindi non dovrebbero essere caricate di eccessivi adempimenti oltre a quelli cui sono già assoggettate. Il principio guida deve essere quello del rischio di esposizione al riciclaggio che varia anche in relazione ai volumi di compravendite effettuate”.

“Come evidenziato nel corso delle audizioni delle Commissioni parlamentari cui abbiamo partecipato insieme ai colleghi di Confcommercio Imprese per l’Italia – sottolinea il presidente di Federpreziosi Confcommercio Giuseppe Aquilino – è necessario mettere a fuoco la realtà della compravendita di oggetti preziosi usati in considerazione dell’assenza, da un lato, di un codice ATECO che consenta di distinguere tale attività dalle altre del settore e, dall’altro, del rilascio di autorizzazioni specifiche.”

Il direttore di Federpreziosi Confcommercio Steven Tranquilli evidenzia, a sua volta, i dati che emergono dalle rilevazioni specifiche della Federazione. “Monitorando l’andamento del mercato di riferimento, il nostro Ufficio Studi – sulla base dei dati elaborati annualmente dall’Osservatorio sulle gioiellerie in collaborazione con la società di ricerca Format Research, accreditata e certificata ISO 9001 – ha rilevato che, su un campione statistico di 426 gioiellerie, il 93,0% vende solo preziosi ed orologi nuovi, mentre solo il 6,1% vende in parte anche preziosi usati, con un 17,4% di incidenza sul fatturato rispetto alla vendita del nuovo (82,6%).”

Maggio 2017

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