FEDERPREZIOSI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA DI APERTURA DI ECOMM FASHION 2020
Roma, 7 luglio 2020 – Aiutare le imprese a competere, pur con risorse contenute, spinge a ricercare nelle singole esperienze degli imprenditori quei valori che, pur generando prospettive di crescita differenti, possono essere portatori di innovazione e di opportunità non per un singolo operatore ma per la sua community. Per far questo sono ovviamente indispensabili specifiche valutazioni del mercato di riferimento ottenute attraverso dati e ricerche.
Il fine è quello di essere motore di sviluppo inclusivo e sostenibile per i nostri operatori con l’ambizione di non lasciare indietro nessuno, agendo in questo percorso di cambiamento attraverso quella che viene definita la “prossimità” umana.
A ridosso delle Fashion Week digitali ECOMM FASHION 2020, la prima digital convention nazionale interamente dedicata al mondo della moda italiana organizzata da Velvet Media in sessioni streaming martedì 7 luglio, ha rappresentato, di fatto, una prima vetrina virtuale, un momento di analisi, un’occasione unica per presentare iniziative e progetti per affrontare e gestire al meglio i nuovi scenari del mercato del settore moda e accessori: un’intera giornata di lavori cui hanno partecipato produttori, buyers e distributori, università, associazioni di categoria e centri di ricerca, un’occasione unica di confronto sui temi RETAIL – DIGITAL – SUSTAINABLE, un dialogo diretto e mirato tra imprenditori, manager, istituzioni e opinion leader.
L’intervento all’Assemblea Plenaria che ha aperto i lavori da parte del direttore di Federpreziosi Steven Tranquilli, insieme a quello del segretario generale di Federazione Moda Italia Massimo Torti, ha portato il contributo di realtà del sistema Confcommercio particolarmente rappresentative del Made in Italy.
I numeri del settore
Le oltre 14.600 gioiellerie che operano in Italia dando lavoro a quasi 37.000 addetti, rappresentano il 4,2% dei ricavi della distribuzione al dettaglio ed il 3,7% del valore aggiunto. In sette anni tuttavia, dal 2012 ad oggi, il comparto ha perso quasi 1.000 imprese e oltre 3.000 addetti.
Le principali ragioni della contrazione del tessuto distributivo hanno a che fare con la progressiva riduzione dei consumi degli ultimi anni e con l’avvento del commercio elettronico e della sua fortissima ascesa negli ultimi anni, al di là di quella esponenziale – ovvia e giustificata – a seguito di un evento di gravità e di portata impreviste ed imprevedibili che hanno coinvolto il mondo intero e che solo a distanza di mesi avremo modo di valutare nella loro reale portata nel lungo periodo. Le incertezze e le difficoltà della situazione economica del nostro Paese, avevano già reso molto debole la propensione all’acquisto di beni considerati non di prima necessità come quelli “preziosi”.
I dati relativi alle vendite nelle gioiellerie elaborati dall’Osservatorio di Federpreziosi Confcommercio indicavano a fine dicembre dello scorso anno che oltre il 56% delle imprese associate segnalava un peggioramento dei ricavi negli ultimi due anni (2018 – 2019) rispetto ai due anni precedenti (2016-2017). Per il 50,3% di queste la diminuzione dei ricavi era da imputarsi alla propria clientela storica: un dato particolarmente accentuato nelle regioni del Centro e del Sud / Isole.
La riapertura dopo il lockdown imposto dalla pandemia COVID-19 ha visto i gioiellieri italiani pronti con grande forza di volontà, preparati ad affrontare le inevitabili difficoltà di una incerta ripresa e del rispetto delle giuste normative, ma anche incoraggiati da prime positive esperienze che dimostrano come i “preziosi” mantengano la loro attrattiva sia per il loro valore intrinseco che per quello emozionale. Di questo si dovrà tenere conto nel valutare quali strade percorrere per una effettiva ripresa.
Cambiano gli scenari
Anche nel settore dei preziosi – tendenzialmente conservatore anche per la particolarità della materia prima del prodotto – si parla ormai da tempo di integrazione tra canali tradizionali di vendita e mondo digitale.
L’obiettivo primario che ci siamo posti è stato quello di verificare, l’atteggiamento degli imprenditori che si riconoscono nel sistema Federpreziosi Confcommercio nei confronti del cambiamento, gli elementi che possono incidere sui processi di rinnovamento, la “dimensione innovativa” delle imprese che gestiscono. Abbiamo quindi avviato un processo di analisi al fine di delineare i futuri scenari possibili per il comparto e l’incidenza che, oltre alla scienza e alla tecnologia, possono avere emozione, passione, creatività, arte. Elementi, questi, presenti da sempre nel DNA del retail orafo gioielliero.
Siamo fermamente convinti che l’innovazione è anche, e soprattutto, cultura: una cultura interdisciplinare che si declina in quell’intelligenza imprenditoriale che coniuga fattori tecnico-scientifici, economici, di mercato, nonché emozionali.
In ogni caso la direzione del cambiamento è chiara: un’equilibrata sinergia tra presenza on-line e off-line è in grado di favorire maggior traffico anche nel negozio fisico. Partendo dalla considerazione che se le gioiellerie “fisiche” non sono certo destinate a scomparire, è comunque già avvenuto un cambiamento nelle modalità di relazione con la clientela. E non parliamo solo delle generazioni più giovani. Nei nostri operatori non manca la consapevolezza di quanto sia importante proporsi on-line per raggiungere un maggior numero di clienti a vantaggio anche del punto vendita fisico.
Cambiano gli orafi?
Nel corso degli ultimi cinque anni le gioiellerie che si sono dotate di un sito web o anche solo di una pagina sui social sono aumentate del 7,1% (erano il 66,0% nel 2015 sono il 70,7% nel 2019). In aumento anche le imprese che svolgono attività di e-commerce: dal 52,9% del 2018 al 53,1% del 2019. Il dato è raddoppiato nel corso degli ultimi cinque anni, ad indicare che le gioiellerie stanno comprendendo che il digitale oggi rappresenta l’elemento chiave nella scelta di marchi e prodotti e cercano di coglierne tutte le opportunità. Le gioiellerie che operano sul web presentano in media ricavi pressoché doppi rispetto alle gioiellerie che non hanno innovato nel mondo digitale.
Il 48,1% delle gioiellerie ha sia un proprio sito web sia un profilo della propria gioielleria sui social network e il 22,6% delle gioiellerie ha solo il profilo sui social, il 29,3% non ha alcuna strategia di comunicazione.
Facebook è di gran lunga il social network più utilizzato, la quasi totalità delle gioiellerie ne fa uso. In maggioranza l’uso dei social network è finalizzato all’acquisizione di visibilità (69,0%).
Il 41,5% delle gioiellerie associate attribuisce grande importanza alla propria proposta on line, non fosse altro che per ragioni di immagine.
L’attività digitale non è certo differente dall’attività off-line. Così come non si può improvvisare l’apertura di un negozio fisico, è altrettanto necessario iniziare un’attività on-line con un’adeguata pianificazione. La rete, Internet, non può essere considerata una “bacchetta magica”: costruire una presenza digitale significa investire su un progetto con pazienza, tenacia ed un approccio di lungo periodo, senza aspettarsi risultati praticamente in tempo reale. Non è necessario che i nostri retailers facciano tutto e subito ma, al tempo stesso, non devono rimanere immobili o, come son solito dire, “fermi in corsia di emergenza con le quattro frecce accese”.