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DALLA RECESSIONE ALL’INCREMENTO DELLA CRIMINALITA’

Presentati a Cernobbio durante il Forum Confcommercio i dati della ricerca sul rapporto tra crisi economica e legalità . La crisi economica sembra avere generato non solo enormi difficoltà nel fare impresa e causa della profonda instabilità dei mercati ed al calo della domanda, ma anche un inasprimento delle condizioni di disagio sociale e, con essa, di incremento dell’insicurezza del territorio.

Occorre precisare che non si è nella fase di “allarme sociale” e di “ grave degrado del territorio”, ma è molto diffusa, nella classe imprenditoriale, la sensazione che la criminalità, in questo momento, venga fortemente alimenta dal persistente ciclo economico negativo.

Disillusione, rabbia, sensazione di insicurezza del territorio in cui le imprese sono localizzate, sono i sentimenti prevalenti che emergono dall’indagine. E non è solo sorprendentemente alto il numero di imprenditori che considerano ormai radicate piccole o grandi forme di criminalità, ma stupisce soprattutto l’elevato numero di coloro che dichiarano tali fenomeni in aumento negli ultimi due anni.

Ben l’83% degli imprenditori ritiene che la recessione abbia acuito i fenomeni di criminalità e se ci si chiede quali siano i reati in aumento emergono ai primi posti: il furto e il taccheggio (in aumento per l’80% degli imprenditori), le truffe e i raggiri (64%), seguiti ad una certa distanza da scippi (45%), danneggiamenti (41%) e rapine (36%)

Fig. 1 - % di imprenditori intervistati che percepisce un aumento dei fenomeni criminali negli ultimi due anni (risposte in %)

Alcuni reati non solo crescono, ma secondo la percezione degli imprenditori sono già oggi largamente presenti nel territorio. Quasi la totalità delle imprese segnala la presenza di casi di truffe, di raggiri, di taccheggio e di furti. Se tutto sommato la presenza di tali fenomeni è da considerarsi quasi fisiologica, più grave appare il fatto che quote intorno al 70% degli imprenditori denuncino la presenza di scippi, di aggressioni a persone e di rapine. Inoltre, il 57% dichiara di essere a conoscenza di casi di usura e di estorsione ai danni di altri imprenditori nella zona di appartenenza.

Il 19% degli imprenditori ha dichiarato di essere stato vittima di un reato negli ultimi due anni; si tratta prevalentemente di furti e taccheggio e poi, con molta meno frequenza, di atti di vandalismo e danneggiamento, di rapina e di truffe e raggiri. La percentuale di vittime di reato sale al 21% tra le imprese del commercio ed al 26% tra le aziende collocate nel Centro Italia, mentre è più bassa della media (14%) la percentuale di imprese operanti nel Mezzogiorno vittima di reato.

Il quadro tuttavia sembra ulteriormente complicarsi: nell’impressione degli imprenditori non solo aumentano le forme più tradizionali di criminalità, ma anche le situazioni di disagio sociale capaci di alimentare forme diverse di insicurezza e di criminalità, anche organizzata. Per il 70% sono aumentati di recente i casi di furti compiuti da persone in evidente stato di difficoltà economiche, per il 63% è in aumento la vendita di prodotti contraffatti, per il 58% è in aumento la presenza di delinquenti comuni, per una quota identica sono in aumento le persone senza fissa dimora, il 52% (soprattutto tra i commercianti) sono in aumento i cambi frequenti di titolari di attività imprenditoriali che possono far pensare ad attività non sempre regolari.

Fig. 2 - % di imprenditori che segnala un aumento di reati e situazioni di degrado sociale nell'area in cui opera (risposte in %)

Più di un terzo delle imprese, inoltre, è convinto che molti imprenditori facciano ricorso a canali di credito non ufficiali, molto vicini all’usura, ed una quota simile denuncia la presenza di criminalità organizzata. La grave difficoltà di recuperare, tramite le vie legali, crediti in sospeso – a causa dei tempi lunghi della giustizia ordinaria – figura come uno dei problemi più gravi da affrontare in questo momento. Per oltre il 70% degli imprenditori tale problema è in aumento.

In un contesto siffatto, solo l’8% degli imprenditori ritiene che l’area in cui opera sia effettivamente sicura, mentre per il 71% essa è abbastanza sicura, ma non mancano motivi di preoccupazione e per il 21% essa è insicura. Anche a voler guardare il bicchiere mezzo pieno si fa fatica a fare emergere un certo ottimismo da questi dati; in sostanza più del 90% considera la zona in cui opera non sempre sicura. E d’altra parte, non è un caso che più del 70% degli imprenditori ritiene che questa insicurezza condiziona, più o meno pesantemente, le possibilità di sviluppo dell’impresa e del territorio in cui essa opera.

Cosa fare?

Dagli imprenditori emerge una richiesta forte di maggiore presidio del territorio da parte delle Istituzioni. A parte la richiesta di pene certe  (74%) e di una giustizia più veloce (70%), più della metà del campione considera prioritaria una maggiore collaborazione tra le stesse imprese e le Istituzioni per affrontare i problemi della sicurezza oltre che la possibilità di collaborare con gli enti locali per attivare progetti di riqualificazione urbana che rendano più vivibili le città, ridiano spazio al commercio, consentendo una migliore vivibilità degli spazi pubblici

Fig. 3 - Misure di contrasto alla criminalità (risposte in %)

 

Fonte: indagine Censis-Confcommercio, 2013

Nota metodologica

L’indagine ha riguardato un campione di 400 imprese stratificate per macro-area geografica, per classe dimensionale e per settore produttivo. Il 75% del campione è costituito da imprese del commercio, la parte restante si colloca negli altri settori extra-agricoli.

La rilevazione si è svolta nel corso della seconda settimana di marzo 2013 attraverso la somministrazione di un questionario a risposte chiuse per via telefonica con metodo CATI.

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