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FEDERPREZIOSI SOSTIENE LA POSIZIONE DELLA SENATRICE SIMONA VICARI SUI PAGAMENTI IN CONTANTI

Federpreziosi appoggia pienamente la proposta di innalzamento della soglia per pagamenti in contanti – Il Presidente Giuseppe Aquilino condivide le dichiarazioni, riportate anche dalla stampa nazionale,  del Sottosegretario allo Sviluppo Economico, Simona Vicari.

Nel suo blog la senatrice Simona Vicari, Sottosegretario allo Sviluppo Economico ha  dichiarato: “Sulla modifica della soglia di circolazione del contante ho espresso una posizione personale. In questo senso non esiste una proposta del Ministero dello Sviluppo, ma piuttosto, da parte mia, un lavoro di approfondimento e studio con specialisti del settore. É mio auspicio che le forze politiche riflettano, discutano affinché alla fine si apra una riflessione seria sui limiti al contante in Italia. Questo anche alla luce di autorevoli studi e pubblicazioni che dimostrano come sulla lotta al riciclaggio ed all’evasione fiscale la riduzione della soglia di circolazione al contante non ha effetti decisivi. Ad esempio la forte discrasia dei pagamenti in contante tra italiani ed extraeuropei, questi ultimi possono pagare fino a 15mila euro cash rispetto ai mille dei primi, si è rivelata come lo strumento privilegiato dalle organizzazioni criminali per prodursi in attività di riciclaggio ed evasione fiscale. In questo momento l’economia ed i piccoli artigiani e commercianti vanno aiutati ed innalzare la soglia dei pagamenti in contante può essere un utile strumento. Inoltre questo ci porrebbe alla pari con gli altri Paesi europei che hanno limiti superiori ai nostri, addirittura la Grecia ha una soglia minima posta a 1500 euro. Sono favorevolissima alla diffusione della moneta elettronica, ma questa va sostenuta concretamente con la riduzione dei costi delle commissioni bancarie”.

Su queste dichiarazioni esprime pieno accordo il Presidente di Federpreziosi, Giuseppe Aquilino, ribadendo che, se nei  fatti la “limitazione alla circolazione dei contanti” avviene a 999,99 euro – per importi superiori è necessario l’uso di strumenti tracciabili – rimane la discrepanza con le soglie decisamente più alte previste in alcuni Paesi europei, anche limitrofi al nostro. Per citare qualche esempio:  Belgio 15.000 euro, Danimarca 13.400 euro, Francia 3.000 euro (se pure ridotta a 1.500 per il pagamento degli stipendi e a 500 euro per l’acquisto di metalli), Romania 2.300 euro, Slovenia 15.000 euro, Spagna 2.500 euro. Negli altri Paesi non vi è alcun limite.

Abbiamo infatti scoperto a nostre spese prosegue Aquilino “che per acquisti preziosi la clientela è dotata di  una grande mobilità, non solo entro i confini comunitari ma anche oltre, ove non sono previsti sistemi di “tracciabilità”. D’altronde sono i dati di vendita dei nostri colleghi d’oltralpe a dare ragione a quella che non è più una supposizione ma una certezza!”.

Aquilino sottolinea come dalle analisi della Banca Centrale Europea risulti che il pagamento in contanti sia utilizzato in oltre l’80%  delle transazioni presso i punti vendita.

Riciclatori ed evasori professionali non utilizzano il contante, ma, come dimostrano le evidenze investigative, occultano del tutto i propri redditi oppure pagano false fatture  con bonifici e assegni non trasferibili.

In questa direzione forti critiche alla pretesa utilità anti-evasiva della lotta al contante arrivano da Alessandro Penati, docente di Finanza Aziendale all’Università Cattolica di Milano: “Come se per eliminare l’evasione bastasse eliminare la banconote. Un’assurdità“. Ma anche secondo Ranieri Razzante, esperto e docente di antiriciclaggio “…in realtà la grossa evasione e la massiccia esportazione di capitali non usano il contante, ma sovra- e sotto-fatturazioni e altri trucchi contabili”

“In accordo con quanto afferma Razzante, sono convinto” ribadisce Aquilino “che in molte zone del nostro Paese e in molti tipi di operazioni commerciali la limitazione del contante produca danni sociali senza generare benefici. La costrizione dei ceti medio-bassi al ricorso a carte di credito, ancorché a commissioni ridotte, limita la libertà di pagamento e, inoltre, non riduce i “frazionamenti” eventualmente costruiti per pagare la prestazione cosiddetta in nero”.

Alla luce di quanto espresso” conclude Aquilino “e interpretando il pensiero degli operatori orafi, credo auspicabile che il Governo riveda  il limite per i pagamenti in contanti al fine di  evitare che il mercato dei preziosi continui ad accusare, come già avvenuto nell’ultimo quadrimestre 2012, perdite oltre il 20%,  e intervenga  sostanzialmente su un provvedimento che ha avuto come unica conseguenza ulteriori gravi ripercussioni sul sistema economico finanziario del comparto”.

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