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IL VERO LUSSO ‘MADE IN’ E’ ANCORA DA SCOPRIRE

Organizzata dall’Associazione Regionale Romana Orafi con la collaborazione di Federdettaglianti Orafi Confcommercio, la II Conferenza di Sistema dal titolo “Intorno al Gioiello: tradizione & Made in” è stata una nuova occasione per fare il punto su temi già affrontati, ma non ancora appieno assimilati dal sistema imprenditoriale e politico italiano.


Roma, 8 Maggio 2012
– Le tradizioni si rinnovano nel tempo e, perpetuandosi, rivelano l’importanza dell’identità. Identità spesso oggi tradita nel tentativo più o meno riuscito di creare originalità. Partendo da questa riflessione si sono confrontati i relatori intervenuti alla Seconda Conferenza di Sistema sul controverso tema del rapporto tra tradizione e “Made in”, che si è tenuta lo scorso 7 Maggio al MAXXI di Roma.

La Conferenza è stata realizzata con il contributo di Confcommercio Imprese per l’Italia, Provincia di Roma Capitale, Fiera Vicenza, Unionfiliere e con il patrocinio di Regione Lazio, Assessorato Enti Locali e Sicurezza e Comune di Roma, Assessorato alle Attività Produttive.

“Made In” e non “Made in Italy”. Volutamente. Per parlare non solo di produzione localizzata nel nostro Paese come garanzia di eccellenza e successo commerciale, ma di tutti quegli aspetti che definiscono il valore di prodotto nel suo insieme, frutto di tradizioni  storiche e locali, come sottolinea il curatore e moderatore dell’incontro Claudio Franchi.  ‘Made in…terra di cultura’, sarebbe l’ideale etichetta.

[singlepic id=297 w=320 h=240 mode=web20 float=right]“In un momento non facile, in cui le nostre imprese affrontano l’allarme rosso dell’economia reale e dove sembra che gli orizzonti di crescita siano sempre più lontani, questi momenti di dibattito sono fondamentali per fare il punto della situazione e trovare nuovi stimoli”. Con queste parole ha aperto l’incontro Giuseppe Aquilino, presidente di Federdettaglianti Orafi Confcommercio, che aggiunge: “Personalmente non mi metto alla finestra ad aspettare l’evolversi della situazione. Rompiamo gli schemi e riprendiamoci il nostro ruolo di gioiellieri. Gioiellieri che sanno discutere, verificare, approfondire tutto ciò che ruota intorno al gioiello e soprattutto capaci di spiegare il mondo che vi si cela dietro, fatto di devozione, creatività e maestria artigiana”.

[singlepic id=301 w=320 h=240 mode=web20 float=right]Per il Presidente di Unionfiliere Giovanni Tricca è stata l’occasione di presentare il progetto appena avviato sulla tracciabilità nel settore moda, cui farà presto seguito quello del comparto della gioielleria. L’obiettivo è quello di creare un sistema certificativo volontario per garantire la massima trasparenza sui luoghi di lavorazione delle principali fasi del processo produttivo.

Presente “virtualmente” attraverso un contributo video, Corrado Facco, Direttore di Fiera Vicenza, ha sintetizzato la complessa strategia di rappresentazione del prodotto, ponendo l’accento sui nuovi gusti del cliente evoluto, capace di accogliere e far convivere con equilibrio tradizione, innovazione, artigianalità, meccanizzazione, forme classiche e sperimentali.

Francesco Verderami, giornalista del Corriere della Sera, nel rispondere alla domanda del curatore Franchi sul ruolo della politica circa il rapporto con il mondo imprenditoriale italiano, ha invitato a riflettere non tanto sulle ormai ovvie responsabilità, ma sulla necessità per le imprese di fare rete e fornire alla politica i mezzi di conoscenza sulla propria realtà di settore, divenendo così protagoniste e co-progettatrici di nuovi scenari.

Un’articolata visione degli  scenari che la cultura del progetto include è stata proposta da Domitilla Dardi. La storica del design non ha fatto esclusivo riferimento al mondo del gioiello, ma si è soffermata in maniera particolare sulla trasformazione della figura del designer, che nella nostra epoca si muove in spazi di ricerca molto fluidi, tanto da cimentarsi nei linguaggi dell’arte contemporanea creando le condizioni per un percorso in continua mutazione.

Sull’importanza del rapporto con il cliente si è invece focalizzato Lorenzo Buccellati, ribadendo un concetto espresso in apertura anche dal presidente Aquilino Si tratta  di un aspetto indispensabile per trasferire ad un pubblico esigente i valori immateriali della bellezza e del sogno, oltre che di un vero plus dell’italianità. Buccellati ha ammesso che il nostro senso dell’estetica di matrice rinascimentale è guardato con grande attenzione da giapponesi e americani, mentre, paradossalmente, il pubblico italiano si rivela più distratto, troppo manipolato dalle logiche di marketing.

Un tema, questo, che è stato ripreso da Giuseppe Torre, Direttore di G&G Associated, studioso del “bello” da oltre vent’anni. Il ricercatore ha sottolineato come, mentre il mercato dei top brand corre veloce con percentuali a doppia cifra in tutto il mondo, il vero lusso nasce nelle botteghe artigiane e nella capacità di contemplazione e valorizzazione della materia affidata all’abile ed esperta mano artigiana. La forza del made in Italy, potremmo dire, è ben oltre la notorietà delle grandi firme. Nonostante ciò l’Italia vive una profonda crisi. Secondo Torri, forte di studi concreti e sperimentate ricerche, dovremmo credere di più nelle qualità artigianali e nello sviluppo del bello che può essere prodotto solo nel nostro territorio e che tale potenzialità, ad oggi pressoché inespressa, ha bisogno del sostegno di politiche industriali di certo diverse da quelle sin qui prodotte nel nostro Paese.

A Paolo Paolillo, Presidente ARRO, il compito di “tirare le fila” a chiusura di un incontro che ha definito estremamente significativo. “Si è trattato di un importante momento di aggregazione trasversale sia dal punto di vista geografico sia della filiera, che l’Associazione ha voluto e sostenuto anche nell’ottica dell’impegno che viene profuso per valorizzare la scuola orafa romana: l’Italia deve acquisire maggior consapevolezza dei suoi tanti ‘made in’ e il ‘modello romano’ si è dimostrato un valido riferimento.”

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