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n. 153/2022 |APPUNTI DEL GIORNO|

Il Governo che verrà – Domenica appuntamento con le urne. Si decidono le sorti del Paese intero per la prossima legislatura. Lunedì sapremo chi dovrà mantenere gli impegni presi durante la breve ma intensa campagna elettorale. Ma il primo impegno da mantenere sarà quello di garantire un autunno e un inverno accettabili per cittadini e imprese. Gli italiani non hanno bisogno di essere rassicurati, soprattutto se queste rassicurazioni si dimostrano infondate; al contrario, alla vigilia di una stagione difficilissima, servono soluzioni, spiegazioni e, soprattutto, una strategia energetica e di sviluppo di lungo periodo, per fronteggiare un grande nemico: il caro vita. Intanto la settimana della moda ci sta fornendo uno scossone di positività, visti i lusinghieri risultati che sta ottenendo a livello globale. Ogni tanto una “pacca sulle spalle” ci vuole e ci rende migliori.

Timore o paura? – Aumentano i timori sugli effetti delle politiche restrittive delle Banche centrali dopo le mosse della Federal Reserve, della Bank of England e di altre banche centrali che hanno deciso di alzare il costo del denaro per combattere l’inflazione e con l’euro che scivola a nuovi minimi da 20 anni sul dollaro in continuo rafforzamento. E aumenta la preoccupazione sui principali mercati, ormai spaventati dal rischio recessione, con le Borse del Vecchio Continente che chiudono in “rosso”, il metallo giallo guadagna leggermente sulle sedute precedenti assestandosi in chiusura a 1671,3 dollari l’oncia paria a 54,63 euro al g.

Scoop giornalistici! – Meglio tardi che mai oppure ci siamo persi qualcosa? O forse, per sbaglio, hanno preso una vecchia notizia e per errore l’hanno pubblicata senza tener conto di quanto accaduto a partire dall’ottobre 2016? Risale ad allora il servizio di Emanuele Bellano per Rai3 Report, a cui collaborammo, e l’apertura degli scenari giudiziari che tutti conosciamo: dall’inchiesta della Procura di Milano alla costituzione della Commissione bicamerale d’inchiesta parlamentare con le audizioni di Consob e Banca d’Italia, ai risarcimenti per oltre 1,4 miliardi ai clienti truffati e via dicendo. Questo è quanto ci siamo chiesti ieri in tarda mattinata quando l’agenzia ANSA ha diffuso la nota che segue, ampiamente ripresa dai quotidiani odierni. “Hanno acquistato, su suggerimento della banca di cui erano correntisti, diamanti da investimento a prezzi però superiori al valore effettivo. È la maxitruffa scoperta dalla Guardia di finanza di Fano, in un’inchiesta coordinata dalla Procura di Pesaro. Le indagini sono partite dalle querele presentate da oltre 100 clienti di un istituto di Credito Cooperativo pesarese, che lamentavano di essere stati raggirati: avevano acquistato tramite la banca di cui erano correntisti, dei diamanti come investimento ritenuto fruttuoso con la prospettiva di lauti guadagni, suggeriti dall’istituto bancario. Istituto che nel caso di specie fungeva da intermediario di una società di capitali nel settore della commercializzazione di pietre preziose, con la quale, secondo gli investigatori, avrebbe stipulato un accordo illecito, inducendo in errore i risparmiatori/clienti, in cambio di consistenti provvigioni. La società venditrice, oltre a collocare i diamanti da investimento, ne avrebbe falsificato le quotazioni, anche a mezzo di annunci ingannevoli, pubblicati sulle pagine economiche di un giornale a tiratura nazionale. Secondo gli investigatori l’importo complessivo corrisposto dalle vittime per l’acquisto dei diamanti, è pari a circa 2milni e 500mila euro. Le provvigioni incassate dall’istituto di credito ammontano invece a circa 300mila euro”. Mentre riportiamo la notizia, convinti che ben vengano questi interventi, ci domandiamo se tutto il clamore mediatico che ha accompagnato la questione “diamanti cd. da investimento” non sia stato recepito nelle Marche e qualcuno abbia continuato a “fidarsi” del sistema bancario. Eppure, era sufficiente chiedere ad un gioielliere da sempre deputato per antonomasia alla vendita di queste gemme. Mah!

101 miliardi di dollari – Questo dovrebbe essere – di questi tempi il condizionale è d’obbligo – il fatturato annuo che il settore dell’e-commerce raggiungerà già nel 2022, con un aumento del 15% rispetto all’anno precedente. Una cifra che nel prossimo lustro raggiungerà i 160 miliardi di dollari. Secondo le stime, nel 2022 l’e-commerce rappresenterà il 19% delle vendite mondiali al dettaglio e crescerà al 25% entro il 2027. Lo afferma This Year Next Year 2022 – ECommerce & Retail Media Forecast la pubblicazione globale di GroupM che fotografa la situazione delle vendite online nel 2022 e formula previsioni per gli anni a venire.

Parola d’ordine per i negozianti: essere reattivi – L’identità, il posizionamento competitivo e, più in generale, il valore e il successo di un negozio sono fortemente determinati dall’assortimento (voi siete quello che vendete) e, soprattutto, da come questo viene gestito, spiegato, raccontato, esposto, comunicato (come lo vendete). Per rimanere competitivi nel 2022, i retailer non possono più permettersi di essere passivi. Per superare la complessità di questi tempi occorre analizzare meglio, prendere decisioni più rapide e pianificare le proprie strategie di assortimento e spazio in anticipo. Le Bussole di Confcommercio, seguendo il filone dei precedenti articoli pubblicati on line, focalizzano l’attenzione in nuovo articolo – il terzo – sul Category Management in cui vengono approfonditi due elementi chiave della catena di distribuzione nel cui mezzo si trova il negozio, quella in cui il cliente sta a valle e i fornitori stanno a monte.  APPROFONDISCI

n. 153/2022 |APPUNTI DEL GIORNO| Venerdì 23 Settembre 2022 — S. Padre Pio

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