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n. 189/2022 |APPUNTI DEL GIORNO|

Altagamma: il lusso non conosce crisi – Sarà un 2022 record per il mercato del lusso globale che chiuderà l’anno con una crescita del 21% sfiorando quota 1.400 miliardi. I beni di lusso personali raggiungeranno il valore di 353 miliardi con un incremento del 22%. Lo scenario si prospetta positivo anche per il 2023, con una marginalità in crescita del 6% e fino all’8% per le aziende il cui target è composto esclusivamente da consumatori di fascia più alta (gli Ultra High-Net Worth Individuals). Le previsioni del ventunesimo Osservatorio Altagamma, presentato ieri a Milano alla presenza del Ministro delle Imprese e del Made In Italy, Adolfo Urso, confermano il trend di crescita di tutto il comparto a livello mondiale, nonostante le turbolenze economiche.
L’hard luxury prosegue il suo trend positivo, in particolare nella gioielleria con un +8%: il gioiello rimane un bene rifugio e di investimento. Più bassa la crescita degli orologi che segnano un +5% e proseguono nel rafforzare il “fatto a mano” o la ricerca del pezzo unico.
In questo scenario il Made in Italy ha un ruolo di primo piano. Che va consolidato. “I marchi italiani continuano a essere protagonisti – ha detto Matteo Lunelli, presidente di Fondazione Altagamma – grazie all’innovazione, alla creatività e all’eccellenza manifatturiera. È necessario che il comparto continui a lavorare mettendo al centro i territori e il talento, ma per farlo servono una serie di misure come il taglio del cuneo fiscale”.

Lusso è… – Prendendo spunto da questa notizia, ci siamo chiesti cosa è effettivamente ovvero come si rappresenta il lusso? Qualche anno addietro chi scrive prese parte ad una tavola rotonda in cui si dibatteva proprio sulla chiave di lettura profonda del lusso e, in estrema sintesi, emerse che altro non è che l’esperienza che nasce con la concezione di idee nuove, si materializza con la realizzazione di prodotti al di fuori e al di sopra del comune, si trasmette con tecniche di vendita ma anche con il contatto umano. È l’esperienza che in fondo accomuna il gioielliere con il proprio cliente. Il lusso è il frutto della “esperienza” che si costruisce col tempo e dura nel tempo; nasce da chi pazientemente ricerca materiali e oggetti preziosi creati da incredibili artigiani anche in luoghi straordinari, da chi sperimenta e mette a punto tecniche raffinate e grande manualità nella realizzazione dei prodotti, da chi persegue l’eccellenza nella creatività come nel tocco personale assicurando non solo un servizio impeccabile ai clienti nel proprio punto vendita ma sa far vivere una grande esperienza affine a quella cultura di prodotto presente in ogni monile. Anche quanto scritto rientra nel lusso.

Se la domanda cresce, l’offerta si deve adeguare – Per questo Bulgari, a soli cinque anni dall’inaugurazione dell’avveniristico stabilimento di Valenza classificato come il più grande d’Europa, punta al raddoppio della capacità produttiva del polo della gioielleria. La costruzione dei nuovi spazi, che occuperanno una superficie di quasi 18mila metri quadri, inizierà questo mese con l’obiettivo di arrivare a completamento entro il 2025 con la previsione di assumere circa 650 nuovi dipendenti entro il 2028. L’azienda, inoltre, creerà in loco la Scuola Bulgari – in collaborazione con quella de II Tarì forte di una esperienza ultradecennale nella formazione di eccellenza – che collegherà i nuovi edifici a quello esistente, che sarà anch’esso ristrutturato. Si tratta del primo centro di formazione Bulgari per studenti esterni ed è stato sviluppato in collaborazione con una scuola di design. Dopo un percorso di circa un anno i migliori studenti avranno la possibilità di essere assunti da Bulgari. L’Accademia Bulgari, che consente di non esaurire la rete di artigiani locali, continuerà invece a formare nuove leve che avranno l’opportunità di apprendere le specifiche tecniche di lavorazione del brand direttamente dai maestri artigiani della casa con quattro corsi all’anno, ciascuno della durata di quattro mesi e una frequenza a tempo pieno di 40 ore settimanali.

Banca, mia cara – Nell’aumento generalizzato dei prezzi non poteva mancare quello delle spese di gestione del conto corrente: si tratta della sesta crescita consecutiva dal 2015. A certificarlo è un’indagine di Bankitalia che ha preso in esame i numeri del 2021: lo scorso anno il costo di gestione di un conto corrente è cresciuto di 3,8 euro, raggiungendo i 94,7 euro. A incidere sulla variazione sono in particolar modo le spese fisse, che valgono il 73,4% dell’aumento complessivo, mentre quelle variabili sono il 26,6%. Tra le prime il peso più significativo è dato dall’emissione e dalla gestione delle carte di debito e credito, mentre le seconde sono aumentate principalmente per effetto della maggiore operatività della clientela, che si era invece contratta nel 2020, data in particolare dalle operazioni agli sportelli. Non va bene anche per chi ha un conto on line e postale: in questi casi l’aumento è stato rispettivamente di 2,80 e 5 euro. (Fonte Corriere della Sera 16 novembre pag. 33)

n. 189/2022 |APPUNTI DEL GIORNO| Mercoledì 16 Novembre 2022 — S. Margherita di Scozia

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