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RIDISEGNARE I CONFINI DELL’AFFASCINANTE MONDO DELLE PERLE

di Renata Marcon e Elisa Montessori

Italian Gemological Lab – IGL

– Nel mondo orafo, anche se con tanti anni di storia alle spalle, le perle hanno sempre mantenuto nel tempo fascino e bellezza e ancora oggi le ritroviamo incastonate in gioielli di manifattura sia classica che moderna.  Sono gemme che sicuramente devono la loro seduzione anche al fatto che sono prodotti intatti della natura non avendo necessità di essere lavorate in alcun modo.

Dalla nascita della prima perla coltivata alla fine dell’800, il commercio delle perle si basa a tutt’oggi su quattro tipologie di perle coltivate con nucleo: le Akoya giapponesi con la loro impareggiabile luminosità, le perle australiane (South-Sea) di grandi dimensioni e soprattutto di colore bianco ghiaccio; in contrasto cromatico  troviamo poi le perle nere di Tahiti coltivate nei mari incontaminati degli arcipelaghi della Polinesia francese ed infine, anche se meno frequenti sul mercato, le cosiddette Akoya cinesi.

In opposizione alla coltivazione con il nucleo, ci sono le perle di acqua dolce senza nucleo provenienti dalla Cina, paese che ha investito in maniera costante e sistematica sulla produzione, migliorandone di anno in anno qualità, cromaticità, sfericità e dimensioni fino a raggiungere un prodotto altamente concorrenziale e innovativo per il mercato.

perle coltivate di acqua dolce senza nucleo (freshwater), Cina (da sito internet www.blackpearlusa.com)

Attualmente  la Cina produce circa 1500 tonnellate l’anno di questa tipologia di  perle; numeri elevatissimi rispetto alla produzione delle varietà  Akoya, australiane e nere di Tahiti.  Una elevata produttività che comporta l’immissione sul mercato di un prodotto a costo molto contenuto e  conseguentemente  molto competitivo per le caratteristiche che la contraddistinguono.

La nota dinamicità della Repubblica Popolare Cinese non consente di riposare sugli allori; la continua ricerca di novità e di prodotti allettanti per il mercato ha portato alla “creazione” di perle dalle rinnovate caratteristiche: note come “fireballs”  altro non sono che perle coltivate di acqua dolce con il nucleo

Pur se caratterizzate da una produzione contenuta ma in crescente aumento sono destinate a generare non pochi problemi di identificazione in quanto molto simili alle classiche e intramontabili perle Akoya giapponesi.    Al momento la produzione è soprattutto costituita da  forme barocche, bianche e variamente colorate, spesso con sfumature rosate; le dimensioni possono raggiungere 17x12mm e, in alcuni casi,  anche 21×13,5mm.    La loro luminosità è elevata e sono caratterizzate, in alcuni esemplari, da sfumature metalliche e iridescenti; lo spessore della perlagione (nacre) varia da 0,6 a 1,2 mm.

fili di perle coltivate di acqua dolce con nucleo, Cina (da sito internet www.pacificpearls.us)
perle sferiche coltivate di acqua dolce con nucleo, Cina (da sito internet www.imperialpearl.com)

Ciò non toglie che si ritrovano in commercio, anche se in minor quantità, forme sferiche perfette che a vista possono essere davvero indistinguibili dalle perle Akoya. .

Nel 2009 sono apparse sul mercato internazionale le perle denominate “soufflè”, ovvero perle di acqua dolce vuote all’interno.

perle coltivate di acqua dolce dette “soufflè”, Cina (da Gems&Gemology Spr 2010)

Le perle “soufflè” hanno tutta una loro storia,  trattandosi di perle cave all’interno, costituite soltanto dallo strato di nacre, la cui caratteristica principale è l’estrema leggerezza.  Va detto che inizialmente la coltivazione prevede l’inserimento di un nucleo, anche se non si tratta di quello tradizionale in madreperla.   Il materiale utilizzato per l’innesto è costituito da fango secco che con il tempo si  dissolve, lasciandouna cavità molto ampia all’interno della perla.

sezione di perla “soufflè” vuota all’interno, Cina (da sito internet www.pearlbuzz.love-my-pearls.com)

La denominazione di “soufflè” (dal francese soffiato) deriva dal fatto che, quando la perla viene forata, questa emana uno sbuffo fortemente maleodorante dovuto all’alterazione del fango introdotto come nucleo.    Hanno forme barocche e si presentano con luminosità molto elevata; le dimensioni possono raggiungere i 13,00mm fino a 20,00mm con colorazioni molto varie e a volte intense, senza escludere il bianco lievemente iridescente.

Cosa comporta ad oggi una così notevole varietà di perle? Sicuramente una sempre maggiore difficoltà di identificazione, soprattutto visiva, di questi materiali perlacei.   Perle prodotte in ambienti diversi (acqua dolce e di mare), sia senza nucleo che con il nucleo, possono essere visivamente molto simili tra loro per le dimensioni, per i toni cromatici predominanti ma anche in molti casi per le sfumature, fino a diventare a occhio difficilmente distinguibili.

Per dovere di cronaca, va inoltre precisato che questi vari tipi di perle possono avere costi notevolmente differenti tra loro in funzione del metodo di coltivazione in acqua salata piuttosto che in acqua dolce.

Il riconoscimento certo del prodotto, che non si ottiene con la sola analisi ai raggi X, è sinonimo di un prezzo d’acquisto equo. Sarà infatti indispensabile, in un prossimo futuro, utilizzare sempre più spesso tecnologie avanzate come l’EDXRF (Energy Dispersive X-Ray Fluorescence) o la microtomografia ai raggi X.

Purtroppo le previsioni ci inducono a supporre che il mercato delle perle continuerà la sua  costante evoluzione, portando nel mercato prodotti sempre nuovi e sempre più concorrenziali, aumentando di conseguenza le problematiche di riconoscimento dei materiali nonché quelle di vendita.

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