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NELLE GIOIELLERIE LE PROCEDURE DI SICUREZZA SONO RIGOROSE, GLI ASSEMBRAMENTI SONO FUORI. PERCHÉ CI CHIUDONO?

Prima ci fanno stare aperti e poi, se i clienti entrano, ci fanno chiudere. Si confonde l’affluenza nei centri urbani, il cosiddetto struscio, con la portata reale di quanti vogliono venire ad acquistare. E  sono molto pochi, nonostante le diverse iniziative messe in campo dal Governo!”

Ad affermarlo è il presidente di Federpreziosi Confcommercio Giuseppe Aquilino, facendosi portavoce del disagio di una categoria in forte difficoltà all’indomani del Decreto Legge che prevede l’istituzione della zona rossa a livello nazionale e la conseguente chiusura di molte attività commerciali, tra cui le gioiellerie, a decorrere dal 24 dicembre.

“Ci chiudono proprio in coincidenza di un periodo importantissimo per il nostro settore”  prosegue Aquilino “quale la vigilia del Natale, quando le nostre aziende puntano al pareggio di bilancio. Da sempre questa è una data fondamentale per gli acquisti nei nostri 16.000 punti vendita. Le nostre aziende si erano preparate a un periodo di vendite importante, quando non si rinuncia comunque ad un regalo anche last minute. 

Di fronte a queste decisioni, sicuramente volte a tutelare la popolazione – seppure in maniera discutibile, visto che comunque molte attività ritenute, a torto o a ragione essenziali, possono alzare le serrande – non c’è nessuna difesa. Norme in continua evoluzione e contraddittorie che hanno un solo effetto: scoraggiare gli acquisti. La stretta non ci voleva ed il processo di recessione economico per le nostre aziende rischia di essere senza ritorno. Irreversibile. 

Basta vedere quante sono le nostre serrande abbassate con un  cartello ben visibile e la scritta ‘affittasi’. Ora saranno contenti coloro che tuonavano contro il consumismo….”

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