Federpreziosi ribadisce la propria posizione
30 Ottobre 2013 – La stampa dà stamani ampio rilievo, titolando praticamente tutta in prima pagina, alla ripresa della battaglia sull’utilizzo del contante e alle tensioni sul tema in ambito governativo.
Nel quadro della manovra in discussione dall’inizio di questa settimana torna alla ribalta l’ipotesi, annunciata dal Ministro Fabrizio Saccomanni al Senato, della volontà del Governo a ridurre ulteriormente il limite per gli acquisti in contanti introdotto dal decreto “Salva Italia” . A più riprese Federpreziosi, con azioni singole ma anche assieme a tutte le associazioni imprenditoriali del settore orafo si era espressa in maniera netta e motivata, sottoscrivendo un documento ufficiale inviato all’allora Presidente del Consiglio Mario Monti in cui si proponeva una modifica della normativa che – senza mettere in discussione il condiviso e prioritario obiettivo del contrasto all’evasione fiscale e al fenomeno del riciclaggio – consentisse un più ampio utilizzo del contante nelle transazioni commerciali.
“In questi mesi” dichiara Giuseppe Aquilino, presidente di Federpreziosi Confcommercio Imprese per l’Italia, “si è avuta la conferma del disagio e delle ripercussioni che sapevamo sarebbero derivati da questo provvedimento che in pratica non ha fatto altro che inchiodare le vendite di preziosi. Senza dimenticare la forte discrepanza con le soglie decisamente più alte previste in alcuni Paesi europei anche limitrofi al nostro. Per citare qualche esempio: Belgio 15.000 euro, Danimarca 13.400 euro, Francia 3.000 euro, Romania 2.300 euro, Slovenia 15.000 euro, Spagna 2.500 euro, mentre negli altri Paesi non vi è alcun limite. Come ampiamente evidenziato dalla stampa, l’ipotesi avanzata da Saccomanni ha subito trovato motivata opposizione non solo dei ministri di altri parti politiche, ma anche della Corte dei Conti e della Banca Centrale. Per quanto riguarda la nostra categoria, non possiamo che ribadire le motivazioni e le soluzioni già prospettate per evitare una ulteriore ricaduta negativa sui commercianti orafi e non solo”.
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