Roma, 3 aprile 2020 – Dopo la prima indagine, i cui dati sono stati resi noti il 10 marzo scorso, Federpreziosi Confcommercio ha ritenuto importante, in base all’evolversi della situazione, effettuarne una seconda, proponendo on line un questionario formulato con l’obiettivo di raccogliere ulteriori informazioni su come il dettaglio orafo sta affrontando l’emergenza COVID-19.
Considerata il costante evolversi dello stato di emergenza e delle conseguenti disposizioni emanate a livello nazionale e regionale, la rilevazione, originariamente prevista per il 13 marzo, è stata rinviata di alcuni giorni.
Ecco i risultati elaborati in base ai formulari pervenuti – ricordiamo in forma assolutamente anonima – alla data di giovedì 2 aprile.
I risultati riguardano una prevalenza di imprese al dettaglio, risultate l’85% dei 500 intervistati. Per quanto riguarda la forma societaria dei 425 dettaglianti, il 47% è rappresentato da ditte individuali, circa il 27% da Srl anche uninominali, il 21% da Snc. Il 74,6% occupa da 1 a 3 addetti, il 20,6% da 4 a 8 addetti, e solo il 4,8% oltre i 10 addetti.
I punti di maggiore criticità a seguito delle restrizioni governative per il contenimento della pandemia COVID-19, si confermano le difficoltà già emerse nel corso dei contatti diretti avuti dalle associazioni territoriali. Innanzitutto, quella di far fronte ai pagamenti nei confronti dei fornitori (75,6%) cui segue la mancanza di liquidità finanziaria (66,2%) e, pressocché in eguale misura (61,2%), la criticità rappresentata dal versamento di tasse e imposte.
Il 59% di coloro che hanno risposto al questionario sono in affitto nei locali in cui svolgono la propria attività. Di questi il 47,5% dichiara che ha pagato e pagherà regolarmente il canone, il 33% avrà difficoltà, mentre il 19,5% pensa di chiedere la rinegoziazione del contratto.
Un segnale, a dire il vero poco confortante, è quello che concerne l’evoluzione del settore orafo nell’ambito del digital e che viene dal dato relativo alle vendite sul web: il 70% di coloro che hanno risposto al formulario dichiara di non effettuare vendite online, il 19,2% di svolgerla attraverso il proprio sito e il 10,8% su piattaforme di terzi.
Di scarso rilievo, infine, la richiesta per le consegne a domicilio, che si attestano sul 20,4% e che, comunque, vengono effettuate in prevalenza telefonicamente (14,4%), via Whatsapp (14%) o via Facebook (11,6%).