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“ESSERE UNICI PER DISTINGUERCI: STRATEGIE DI ECCELLENZA E UNICITÀ” PROGETTI E DATI DEL DETTAGLIO ORAFO DI BERGAMO E PROVINCIA

Roma, 9 maggio 2024 – Un momento di lavoro, di confronto e di discussione per esplorare come il settore orafo della provincia di Bergamo sta affrontando i cambiamenti in atto, adattandosi alle nuove esigenze dei consumatori. Anticipando di pochi giorni la presentazione a Oroarezzo dei dati nazionali dell’Osservatorio Federpreziosi Confcommercio 2023, si è tenuto lo scorso 8 maggio in Confcommercio Bergamo l’incontro “Essere unici per distinguerci: strategie di eccellenza e unicità” promosso da Confcommercio Bergamo e Federpreziosi Confcommercio. Presenti il Presidente di Confcommercio Bergamo Giovanni Zambonelli con il direttore Oscar Fusini, il Presidente del Gruppo Gioiellieri Confcommercio Bergamo Alessandro Riva, il Presidente di Federpreziosi Confcommercio Stefano Andreis con il direttore Steven Tranquilli.

Secondo i dati della ricerca condotta da Format Research sullo stato di salute del settore orafo bergamasco tra le categorie del commercio tradizionale le gioiellerie mantengono il loro appeal., ovvero sono sempre più punto di riferimento per gli acquisti “preziosi”. Quando si tratta di acquisti importanti, ad alto investimento emotivo ancora prima che economico, i consigli del gioielliere e il poter valutare l’acquisto, ponderando attentamente la scelta, toccando con mano i preziosi, non hanno prezzo. Il 90,3% dei consumatori bergamaschi ha effettuato acquisti nel negozio specializzato di fiducia; il 45,5% degli indecisi sull’acquisto si è affidato al gioielliere. Le imprese del commercio al dettaglio di orologi, gioielleria e argenteria della provincia di Bergamo sono 138, pari all’8,9% del totale regionale. Le gioiellerie nella provincia di Bergamo hanno per il 58,7% un solo addetto, per il 18,8% due addetti e per il 17,4% tre addetti. Solo il 2,9% ha oltre 4 addetti. Il 47,1% è costituito da ditte individuali, il 26,8% da società di capitali e il 26,1% da società di persone. Quanto ai prodotti, gioielli in oro (96,9%) e gioielli recanti pietre (diamanti, zaffiri e altro 97,6%) sono tra le tipologie di prodotti più venduti negli esercizi commerciali della provincia di Bergamo. Oltre la metà (52,6%) ha sia un sito web sia un profilo sui social network, il 18,1% ha solo un profilo sui social network, il 7,4% ha solo un sito web. Tra coloro che hanno un sito web, l’utilizzo principale è quello dedicato al marketing per il 60% (per il 40% per l’esposizione dei prodotti, per il 20% per comunicare le novità) e all’e-commerce per il 30%. Tra i motivi per cui i clienti hanno acquistato in una gioielleria tradizionale il “toccare” il prodotto (56,1%) e l’immediatezza dell’acquisto (38,3%) sono tra le motivazioni principali. Circa la metà (49,5%) degli intervistati ha dichiarato di dare rilevanza nella scelta del prezioso acquistato al rapporto qualità/prezzo, alla forma, alle linee ed al design (47,4%) e ai materiali con cui è creato (25,9%). Segue il brand (23,1%), l’unicità e la lavorazione a mano (15,7%). “La ricerca restituisce un quadro del settore anche attraverso gli occhi del consumatore, consentendoci di apprezzare la stima e la fiducia che la clientela attribuisce al nostro lavoro di tutti i giorni, soprattutto per quanto riguarda la professionalità – commenta Alessandro Riva, presidente del Gruppo Gioiellieri Bergamo -. Stiamo assistendo, alla valorizzazione dell’oro e altri preziosi come beni rifugio e ciò comporta un ulteriore investimento nella nostra professionalità e consulenza. Sono questi i valori su cui puntare”. Il gioiello mantiene quindi la sua attrattiva al di là delta crisi: “Resta l’acquisto per antonomasia per regali importanti ad alto investimento emotivo – spiega Riva -. Un bene durevole che va oltre la griffe e la moda del momento, per cui ci si affida ancora, come per gli altri acquisti veramente importanti, agli esperti e ai loro consigli. La ricerca valorizza il nostro ruolo nel consigliare e personalizzare la scelta di acquisti». 

Rapporto di Ricerca Format Research Articolo L’Eco di Bergamo

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