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n. 81/2023 |APPUNTI DEL GIORNO|

Oro: riserve in stallo – Gli acquisti record del settore ufficiale alimentavano il rally del lingotto, ma le riserve auree hanno smesso di crescere: se la Cina continua a comprare, altri (tra cui Russia Turchia e Kazakhstan) ora vendono. Sul mercato spot londinese c’è stato un picco di 2.063 dollari l’oncia il 4 maggio, mentre i futures al Comex si sono spinti a 2085,40 dollari, aggiornando il massimo storico (che era 2.075,50 $/oncia, toccati ad agosto 2020). Il metallo giallo, in seguito, è sceso su valori intorno a 2.020 dollari (stamane è scambiato a 59,20 euro al grammo, n.d.r.), ma è comunque un prezzo elevato, che potrebbe condizionare la domanda anche nel cosiddetto settore ufficiale. Gli acquisti di oro delle banche centrali l’anno scorso erano triplicati, a livelli che World Gold Council (WGC) non aveva esitato a definire «colossali»: le riserve erano aumentate di ben 1.136 tonnellate, come non accadeva almeno dal 1950. Sorprendente anche la quota di acquisti “misteriosi”, non comunicati al Fmi: tra 500 e 580 tonnellate di lingotti nella seconda parte dell’anno, che si sospettava fossero in gran parte finiti in Russia e in Cina. Anche il 2023 è iniziato in modo simile, ma qualche segnale di discontinuità ha presto cominciato ad emergere. L’aumento delle riserve auree nel primo trimestre risulta ancora imponente: 228 tonnellate, ma rispetto al quarto trimestre 2022 è inferiore del 45%. WGC rimane abbastanza ottimista sulla domanda di oro delle banche centrali, osservando che «gli acquisti rimangono robusti e c’è poco a indicare che questo cambierà nel breve termine». Tuttavia, aggiunge, «non ci sono garanzie» che nei prossimi mesi il ritmo si mantenga lo stesso: potrebbero esserci «sorprese, sia in termini di acquisti che di vendite». (Tratto dall’articolo di Sissi Bellomo “Oro, le banche centrali iniziano a perdere l’appetito” pubblicato a pag. 2 de Il Sole 24 Ore in edicola stamane)

“Shaping jewellery ideas” – È il claim della 42a edizione di Oroarezzo, organizzata da IEG-Italian Exhibition Group, che nel primo trimestre dell’anno ha registrato un fatturato di 77 milioni di euro, contro i 38 milioni riportati l’anno precedente. La manifestazione, che apre i battenti domani, verrà inaugurata da Roberto Luongo, Direttore Generale ICE, ed i principali stakeholder del settore, tra cui anche il presidente di Federpreziosi, Stefano Andreis. Ospita la migliore manifattura made in Italy nonché le più aggiornate innovazioni tecnologiche. Oroarezzo è soprattutto una vetrina per l’oreficeria made in Arezzo, che rappresenta il 28% delle esportazioni della provincia del 2022, con la sua elevata concentrazione di imprese di piccole dimensioni: il 79% impiega meno di dieci addetti e il 19% dai 10 ai 49 addetti. Arezzo, insieme agli altri due principali poli orafi italiani, Valenza e Vicenza, rappresenta circa il 70% dell’export italiano del settore; nel 2022 Arezzo ha superato i 3 miliardi di euro di vendite all’estero in crescita di oltre 500 milioni rispetto all’anno precedente. L’oreficeria aretina può vantare un tessuto produttivo di grande qualità e con risultati solidi in termini di crescita e competitività. È questa l’evidenza che emerge dall’analisi di 287 bilanci di imprese orafe di Arezzo nel confronto con quasi 9.000 imprese del sistema moda e 830 imprese dell’oreficeria. Dal punto di vista della crescita del fatturato 2021 rispetto al 2019, il distretto si è distinto con i tassi più elevati, meglio degli altri distretti e dell’oreficeria italiana (+13,4% vs +5,7% in termini mediani) e anche rispetto agli altri comparti del sistema moda.

Eccezionale diamante “coltivato” – La tecnologia nella produzione di “diamanti” sorprende con un nuovo record. La sede di Hong Kong del GIA-Gemological Institute of America ha analizzato un diamante creato in laboratorio del peso di 34,59 carati, taglio smeraldo, realizzato da un’azienda indiana utilizzando il processo di deposizione chimica da vapore (Cvd). Il diamante è stato classificato di colore G e purezza VS2. Sono presenti piccole inclusioni di grafite nera all’interno e altre che testimoniano gli strati di crescita del diamante. L’esame della fluorescenza ha svelato le striature di crescita tipicamente osservate nei diamanti creati con la tecnica Cvd. Non solo: c’è anche una grana debolmente oleosa o ondulata nella sfaccettatura della superficie, una caratteristica che ricorre nei diamanti di questo tipo. Finora il record dei diamanti cd. lab grown era detenuto da quello taglio princess di 16,41 carati creato da Shanghai Zhengshi Technology ed esaminato nel laboratorio di Carlsbad del GIA nel 2022. (Tratto da Gioiellis dell’11 maggio)

I gioielli brillano su “Il Sole” – Torna il Rapporto Gioielli del Sole 24 Ore, che sarà allegato al quotidiano di martedì prossimo, 16 maggio. Un aggiornamento primaverile sul mondo della gioielleria, che nel 2022, in Italia e nel mondo, è cresciuta a doppia cifra. Una tendenza positiva registrata anche nei primi mesi del 2023, confermata e rafforzata dagli investimenti di grandi marchi del settore, che riguarda la capacità manifatturiera e artigianale, ma anche la formazione, con le partnership tra storici brand e scuole orafe di eccellenza. Nello Speciale si racconta inoltre la vitalità del retail.

n. 81/2023 |APPUNTI DEL GIORNO| Venerdì 12 Maggio 2023 – S. Rossana

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