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L’illegalità ha mercato – Contraffazioni: rischi per l’economia e per la salute

Confcommercio analizza gli allarmanti dati del fenomeno della contraffazione e dell’abusivismo e formula le proposte per contrastarlo.

FEDERPREZIOSI IN PRIMA LINEA

L’illegalità coinvolge venditori ed acquirenti Confcommercio: l’iniziativa “Legalità. Mi piace! Il punto di vista di Federpreziosi I dati per i preziosi Contraffazioni: rischi per l’economia e per la salute
L’offerta di articoli contraffatti dal marchio noto si è enormemente diversificata nel corso degli anni, fino ad arrivare a soddisfare ogni livello di domanda: dalla  richiesta di imitazioni, ispirate ai modelli originali, con tanto di marchio e/o altre caratteristiche tipiche del brand copiato, alla riproduzione fedele dei modelli originali. Questa seconda tipologia di contraffazione non sempre è facilmente riconoscibile dalle caratteristiche dell’oggetto.

Si ha poi una fascia medio-alta, dove le riproduzioni dei disegni originali, oltre ad essere realizzate da aziende senza scrupoli – che minano la legalità del comparto in quanto creano un fenomeno grave e capillare e privano il consumatore delle garanzie poste a sua tutela – sono “tailor made”  da laboratori di oreficeria poco inclini a tutelare le opere d’ingegno altrui, vanificando di fatto gli sforzi dei colleghi produttori che investono in design e ricerca. Più spesso questi laboratori, disponibili a riprodurre qualsiasi tipo di disegno originale, si attivano su richiesta dei singoli clienti e, in tal caso, è evidente che il committente è assolutamente consapevole della qualità contraffatta dell’oggetto, pur recando il marchio di fabbricazione dell’orefice, essendo lui stesso ad avere richiesto una riproduzione.

Infine, vi sono le vere e proprie clonazioni di oggetti autentici, cioè prodotti completi di tutti gli elementi identificativi (marchi di fabbrica, punzoni specifici e via dicendo) degli equivalenti originali la cui provenienza è quanto mai discutibile. E quando si parla di legalità, il concetto va interpretato a 360 gradi, non si può ammettere e accettare che orafi in regola con le disposizioni vigenti perdano il lavoro perché continuano a fiorire laboratori nei sottoscala che violano ogni tipo di norma. In questo caso i controlli delle autorità amministrative locali devono essere necessariamente più serrati.

Di fondamentale importanza, poi, la tutela contro la presenza di metalli tossici, ampiamente prevista dalle normative europee. Tali normative, purtroppo, non sono adottate in tutti i paesi del mondo. Per questo motivo, acquistando un prodotto realizzato al di fuori della Comunità Europea ed importato irregolarmente – a dispetto delle normative vigenti in materia previdenziale, ambientale e di qualità – o, ancor peggio, contraffatto, si potrebbe incorrere in gravi rischi per la salute. Si potrebbe, ad esempio, acquistare un gioiello o un oggetto di bigiotteria con presenza di nichel, metallo che può procurare dermatiti da contatto e allergie. Ne sono riprova i numerosissimi sequestri operati nel 2013 dalla Guardia di Finanza sull’intero territorio nazionale. Discorso analogo vale per i materiali gemmologici che potrebbero essere stati sottoposti a trattamenti dannosi per la salute. I venditori improvvisati – o gli ambulanti  di cui i nostri marciapiedi, i mercatini della domenica o le spiagge straripano – sono sprovvisti delle autorizzazioni previste per legge, quali la licenza di Pubblica Sicurezza, o delle dichiarazioni provenienza e contenuto previste dalle norme in materia di tutela del consumatore. Di qui le forti pressioni da parte della categoria per il potenziamento delle azioni di sorveglianza,  non solo sul mercato ma a livello doganale, per la corretta apposizione dei marchi e delle leggi che disciplinano il settore.

Non ultimo, da segnalare il nuovo  fenomeno delle vendite on line attraverso l’e-commerce e le aste. Si tratta di un metodo poco regolamentato e difficilmente controllabile, che permette di occultare la propria identità, si avvale di distributori dislocati in qualsiasi parte del mondo e riesce a raggiungere un ampio numero di consumatori a bassi costi. Attraverso internet si riescono a contattare e truffare anche ignari acquirenti che vengono attratti da prezzi inferiori a quelli normalmente praticati (ma non troppo bassi da destare il dubbio sull’autenticità), dalle garanzie offerte in merito a presunte certificazioni di originalità e da fotografie che ne testimoniano la buona fattura. Anche qui una regolamentazione sulle buone pratiche del commercio in rete è necessaria.

“Siamo ormai da anni impegnati su tutti i fronti a livello nazionale ed europeo” ricorda Giuseppe Aquilino “e ci auguriamo che l’impegno realmente corale  di tutti gli attori della filiera orafa consenta di concretizzare finalmente e in tempi brevi gli auspicati interventi”.

 
quandoecome

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