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61/2024 |APPUNTI DEL GIORNO|

I perché della corsa dell’oro – L’oro continua a bruciare record e si lascia alle spalle anche la soglia psicologica dei 2.300 dollari l’oncia  (+10,8% da inizio anno). Non da meno l’argento che ha superato i 26,6 dollari (+12%).  Stamane il metallo giallo è quotato a 68,20 euro al grammo pari a 2299.545 dollari l’oncia. Nell’articolo di  Sisi Bellomo nel suo articolo pubblicato stamane in seconda pagina su Il Sole 24 Ore vi è un’ampia disamina sulle motivazioni della corsa verso l’alto del metallo giallo: a sostenere la domanda ci sono stati enormi acquisti di riserve auree da parte delle banche centrali che, tra il 2022 e il 2023. hanno “ingurgitato” – di fatto togliendoli dalla circolazione – più di duemila tonnellate di lingotti. L’accumulo, guidato dalla Cina, non si è ancora interrotto, ma il ritmo è rallentato: per gennaio e febbraio il saldo è positivo per 64 tonnellate secondo il World Gold Council, un calo del 43% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Eppure l’oro non solo ha continuato, ma ha addirittura accelerato la corsa. Da un paio di mesi il rally ha guadagnato una forza straordinaria, che molti osservatori faticano a spiegare, benché lo scenario non sia del tutto privo di spunti favorevoli: dalle tensioni geopolitiche, che incoraggiano la ricerca di beni rifugio, all’attesa di un allentamento della stretta monetaria – percepito come più o meno imminente, ma comunque da tempo nel radar degli investitori – fino al più recente spauracchio della reflazione.

Per chi avesse dubbi sulla “Convenzione metalli preziosi – Con riferimento alla nota a firma congiunta dei presidenti delle Camere di Commercio di Alessandria-Asti, Arezzo-Siena e Vicenza ricevuta dai nostri operatori a mezzo Pec nei giorni scorsi, per la quale sono giunte numerose richieste di chiarimento, si ricorda che, relativamente al controllo e alla marchiatura degli oggetti in metalli preziosi in materia di commercio internazionale, il 15 dicembre u.s. è stata perfezionata l’adesione dell’Italia alla Convenzione di Vienna, ratificata con la legge 15 maggio 2023, n. 55.
La  “Convenzione di Vienna” o “Convenzione sui metalli preziosi” è un trattato internazionale firmato a Vienna il 15 novembre 1972 che persegue l’obiettivo di semplificare il commercio internazionale degli oggetti in oro, argento, platino e palladio ed assicurare, al contempo, un’elevata tutela del consumatore.
La Convenzione prevede l’introduzione di un marchio comune di controllo, Common Control Mark – CMM, che è apposto sugli oggetti in metallo prezioso da un ufficio del saggio che ne abbia verificato la conformità agli standard tecnici condivisi e  consente ai prodotti recanti il predetto marchio il libero accesso ai mercati dei paesi del mercato europeo sia in quello dei Paesi aderenti, evitando di sottoporli ad ulteriori controlli e marchiature.
Il Common Control Mark in Italia sarà apposto unicamente dagli Uffici del Saggio delle Camere di commercio, di Alessandria-Asti, Arezzo-Siena e Vicenza, congiuntamente al marchio identificativo della produzione nazionale individuato nell’Italia Turrita, segno distintivo del Made in Italy nel mondo.
A detti Uffici del Saggio potranno rivolgersi le imprese che sceglieranno di sottoporre i propri prodotti al controllo e alla marchiatura CCM in Italia, per beneficiare di una riduzione di tempi ed oneri all’export sia nel mercato europeo, sia in quello dei 21 Paesi aderenti alla Convenzione quali Austria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Ungheria, Irlanda, Israele, Lettonia, Lituania, Olanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Svezia e Svizzera.

Chi l’ha detto – Dove e come è nato il claim “Un diamante per sempre”? Domanda lecita da parte di chi opera nel settore Perché i diamanti sono diventati i simboli dell’amore eterno? D’altronde  proprio grazie ad una convincente campagna di marketing, la regina delle gemme è diventata la pietra simbolo del romanticismo nonché la celebrazione globale del fidanzamento. Questo è il titolo dell’articolo di Erin Blakemore pubblicato su National Geographic del 2 aprile scorso. Nel 1948, Mary Frances Gerety ideò lo slogan “Un diamante è per sempre”, ancora oggi utilizzato da De Beers e dall’industria dei diamanti.
L’obiettivo di De Beers era ambizioso: trasformare i diamanti in una “necessità psicologica” e rendere un diamante un oggetto di fidanzamento irrinunciabile, a prescindere dal reddito, dal peso finanziario o dal costo. E ha funzionato. Secondo il World Diamond Council, le vendite globali di gioielli valgono più di 72 miliardi di dollari all’anno, con gli Stati Uniti che rappresentano il più grande mercato di diamanti al mondo. Nel frattempo, De Beers non controlla più la maggior parte dei diamanti grazie alle scoperte di nuove miniere, alle forze competitive del mercato e all’emergere dei diamanti realizzati in laboratorio.
Un rapido giro su Instagram rivela che la tendenza degli anelli di fidanzamento con diamante non è destinata a scomparire. Come dicevano nel 1960 le testimonial dell’agenzia Ayers – chiamate “Diamond Lady” – “i diamanti sono la spina dorsale dell’attività di un gioielliere”. E tutto questo grazie a un marketing accorto o azzeccato. Punti di vista!

È  on line il catalogo degli espositori di Oroarezzo, la manifestazione fieristica curata da IEG-Italian Exhibition Group che si terrà nei padiglioni di Arezzo Fiere e Congressi dall’11 al 14 maggio prossimi. https://visita.oroarezzo.it/elenco-espositori.

 

61/2024 |APPUNTI DEL GIORNO| Giovedì 4 Aprile 2024 – S. Isidoro

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