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n. 58/2023 |APPUNTI DEL GIORNO|

Oro sostanzialmente stabile in avvio di giornata: il contratto spot passa di mano a 1.976,89 dollari pari a 58,42 euro al grammo.

L’oro di Ponte Vecchio non si tocca! – Venti milioni e 500mila euro a titolo di risarcimento danni. È quanto chiedono le 41 attività riunite nell’associazione fiorentina di Ponte Vecchio. Destinatario della maxi-richiesta è Braccialini che la scorsa estate ha aperto una boutique proprio sullo storico ponte che ospita la statua di Benvenuto Cellini. Finendo subito al centro delle polemiche, perché nel suo assortimento non ci sono solo gioielli ma anche borse, in presunta violazione del vecchio regolamento del Ponte, secondo il quale i negozi presenti possono vendere soltanto oro e gioielli. Per tutta risposta Braccialini ha, a sua volta, inviato alla presidente dell’associazione Ponte Vecchio, Giuditta Biscioni, una richiesta di risarcimento di 500mila euro per danni di immagine.
La battaglia va avanti da settembre 2022. A un mese dalla nuova apertura di Braccialini gli orafi fiorentini si erano infatti immediatamente attivati per difendere storia e tradizione del luogo simbolo della città. La posizione di Gianni Gori, presidente Graziella Holding, nel frattempo non si è però spostata di un millimetro: “Le borse in vendita nella nostra bottega di Ponte Vecchio sono veri e propri gioielli, placcati in oro 24 carati ed espressione di una creatività artigianale. Ogni oggetto ha un grande valore economico. Abbiamo inviato una richiesta danni in quanto le polemiche nate attorno alla nostra attività offendono la nostra storia”.

Proteggiamo i preziosi grazie a una piattaforma mondiale – Considerato il forte aumento di furti di orologi, Richemont lancia Enquirus, “una piattaforma digitale neutra mondiale per aiutare a ridurre la criminalità legata agli orologi e alla gioielleria”, annuncia il gruppo svizzero del lusso, che ha collaborato per l’occasione con diversi partner, tra cui produttori, assicuratori, rivenditori di seconda mano, proprietari e forze dell’ordine. Tale strumento è stato progettato per far fronte “all’aumento dei furti di orologi e gioielli, alle frodi e alla mancanza di standard chiari su come gestire queste informazioni, che rappresentano un problema crescente che va regolamentato”, si spiega sul sito di Enquirus, che si presenta come «un ecosistema di competenze», “uno spazio affidabile e sicuro per registrare e archiviare informazioni su orologi e gioielli, consentendo a clienti e partner di dichiarare in modo rapido e semplice i propri oggetti come smarriti o rubati”.
Oltre 175 marchi di orologi e gioielli si sono già iscritti, in particolare molte maison detenute da Richemont, tra cui Cartier, Van Cleef & Arpels, Piaget, Buccellati e Vacheron Constantin, oltre ad altri importanti player dell’industria dell’orologeria. Migliaia di clienti hanno caricato le loro collezioni e oltre 28.000 orologi e gioielli sono registrati come smarriti o rubati, ha precisato il gruppo.

Stop alle miniere d’oro? Uno scienziato sostiene che… – Riportiamo testualmente alcuni passaggi dell’articolo a firma Alex Saragosa pubblicato stamane sull’allegato il Venerdì di Repubblica. “Forse l’unico metallo che abbia influenzato la Storia quanto il ferro è il suo opposto: l’oro. Pur di ottenerlo abbiamo affrontato i più duri sacrifici e compiuto le peggiori nefandezze, come sterminare intere civiltà, ‘colpevoli’ solo di esserne ricche. Bene, secondo il climatologo Stephen Lezak, dell’Università di Cambridge, è arrivato il momento di chiudere la nostra lunga e sanguinosa storia d’amore con il metallo giallo, proibendone l’estrazione. «Sì, perché in realtà l’oro non serve quasi a nulla, e quello estratto finora è più che sufficiente» spiega Lezak. Oggi l’oro ha tre usi: 29mila tonnellate l’anno sono impiegate nell’industria, per esempio per contatti nei circuiti elettronici, 79mila tonnellate sono bloccate in riserve auree e investimenti, mentre la gioielleria ne usa 93mila tonnellate. 200mila tonnellate d’oro sembrano tante, ma questo metallo pesa quasi due tonnellate al metro cubo. «A questo oro “storico” oggi le miniere aggiungono soltanto 3.300 tonnellate l’anno, contro, per dire, le 22 milioni di tonnellate di rame, e altre 1.300 tonnellate arrivano dal riciclo. La metà dell’oro ‘nuovo’ finisce in gioielleria, 1.800 tonnellate vanno agli investimenti e il resto all’industria, ma i nostri calcoli mostrano che potrebbero tutte farne a meno: la finanza potrebbe investire su altri asset, i gioielli si potrebbero fare con leghe con meno oro e l’industria potrebbe spingerne ancora di più il recupero. Alla fine, tra quanto si ricicla e quanto oro si estrae insieme a rame e argento, si potrebbe coprire l’intera domanda», Ma perché chiudere le miniere? «Sono estremamente dannose: oggi l’oro, esauriti i giacimenti più ricchi, si trova solo come pochi grammi di pagliuzze disperse in tonnellate di sabbia o roccia. Ciò costringe a scavare buchi enormi nel terreno, distruggendo l’ambiente intorno, mentre il movimento di tutto quel materiale, abbiamo calcolato, emette più CO2 di tutti i voli aerei sull’Europa».

n. 58/2023 |APPUNTI DEL GIORNO| Venerdì 31 Marzo 2023 – S. Beniamino

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